Recita un detto polacco: «La gramigna è per il campo quello che il ladro è per la casa, il lupo per l’ovile e il maiale brado per l’orto». Ed è forse per trovare un’utilità a quest’erba tanto odiata che ancor oggi, nel Voivodato della Precarpazia nella Polonia sud-orientale, ha trovato impiego come farina in un pane tradizionale a base di lievito naturale, farina di segale e di grano. La percentuale di farina di gramigna, ricavata dai rizomi essiccati, nel corso della storia poteva aumentare delle carestie, rendendo il pane meno dolce e meno soffice: contiene infatti amido per il 20%, proteine per il 5-6%, carboidrati per un 30-40% e, la parte restante, è ripartita tra potassio, ferro e vitamina C. Oggi il pane di gramigna è tutelato dall’Arca del Gusto Slow Food, così che non se ne perda memoria storica.